Zainetto colmo di entusiasmo, ma subito una stranezza: non ci sono code. GIMS abbandonato, ma non da tutti.
Il pubblico affolla il Salone dell’Auto di Ginevra”, titola così la Tribune de Geneve, ma è una questione di punti di vista. Riavvolgiamo il film. È inizio marzo 2020, tutti sono già pronti e alacremente in marcia. I visitatori hanno già prenotato i biglietti, gli stand sono pronti a svelarsi in tutto il loro splendore e le auto sono state amorevolmente collocate negli spazi designati. Ma ecco intervenire la pandemia di Coronavirus. Il team di Koenigsegg, resiliente, invita personalmente, uno alla volta, influencer di fama mondiale per presentare Gemera, la station wagon ibrida più veloce del mondo. Per tutti gli altri, la cancellazione dell’ultimo minuto si rivela un autentico tonfo finanziario. Dobbiamo quindi attendere fino al 2024 perché un salone dell’auto si svolga nuovamente al Palexpo. L’elenco degli espositori rivela la difficoltà di questa rinascita: i grandi marchi si contano sulle dita di una mano: Renault, Dacia, MG, BYD… E basta! 37 espositori, 157 veicoli, 23 anteprime (13 mondiali, 10 europee), 168k biglietti venduti. Un vero tracollo, se si pensa che nel 2005, il GIMS aveva accolto quasi 750k visitatori e che nel 2019, nonostante un crescente disinteresse e l’assenza di alcuni produttori di rilievo, la partecipazione aveva superato le 600k persone. Astigiana, studentessa al Politecnico di Torino nel periodo in cui anche Jaki lo frequentava, arrivo a Ginevra carica di aspettative, memore dei viaggi epici degli anni ’90, in cui orde di giovani e meno giovani partivano in macchinate verso IL salone, versione invernale dell’esodo estivo dei calabro-piemontesi verso i lidi d’origine. Nella mente rivedo le luci e i colori nei servizi del TG2Motori, i prototipi a volte più assurdi e futuristici che si potessero immaginare. Ricordo la Ranault EZ-Go, elettrica e con accesso a bordo dalla parte frontale, la Maserati Birdcage 75th, un tributo al design automobilistico degli Anni ’50 e ’70, o la Ren RS di Techrules, disegnata da Giorgetto e Fabrizio Giugiaro, monoposto dotata di tetto a cupola e di un kit aerodinamico in fibra di carbonio. Col mio zainetto colmo di entusiasmo, noto subito una stranezza: nessuna coda all’ingresso, nonostante sia incombente la premiazione dell’Auto dell’Anno 2024. Il primo colpo d’occhio è sbalorditivo: la “Classics Gallery”, concepita per celebrare “100 anni di icone”, un viaggio attraverso un secolo di storia automobilistica testimoniato da 40 modelli indimenticabili, molti dei quali, al tempo, presentati in anteprima mondiale a Ginevra. Dall’alto si ha una completa visuale su tutta la HALL 4, quella degli espositori. Di solito distribuito su 7 gigantesche sale (che la definivano una mostra a misura d’uomo), GIMS 2024 ora ne occupa solo 2, barricate da veli neri di assoluta tristezza per nascondere il vuoto circostante. La pianta a 2 piani, caratteristica della mostra di Ginevra, è stata preservata, ma la realtà è che tutti gli espositori sono al piano terra. Il gruppo Renault ha deciso di stare al gioco, con il marchio avvolto dalle due grandi scalinate, e la Dacia alla sua destra. L’azienda francese si concede uno spazio mediatico oltre misura: nessun’altra casa concorrente riesce a metterla in ombra. Presenta la R5 e-Tech, dotata di caricabatterie bidirezionale e del simpatico Reno (un avatar che interagisce con i passeggeri e li accompagna alla scoperta dell’auto e delle sue funzioni), e si aggiudica l’ambito titolo di Auto dell’anno con la Renault Scénic e-Tech. Installate frontalmente, BYD e MG, gli altri due stand più grandi, non hanno scampo, nonostante il maestoso acquario proiettato sulle pareti a due piani, in cui, anche a grande distanza, si vedono nuotare con effetto tridimensionale balene, delfini et similia. BYD, official partner degli Europei di calcio 2024, ai più fortunati regala il pallone ufficiale del campionato. Intanto, io mi accaparro uno dei 10 portachiavi messi a disposizione da Microlino. Sproporzionato, rispetto agli espositori, il numero di punti ristoro, che offrono vino e fingerfood dopo alcuni interventi di rilievo, e di aree di sosta con sedie, divanetti, tavolini e immancabili cafè corner. In tutto questo, io il mio primo salone di Ginevra lo vivo appieno, approfittando, forse, proprio della minore affluenza e facendo leva su un entusiasmo che non voglio deludere e che ritrovo negli occhi degli italiani che per la prima volta (si) espongono nella seconda fiera più importante al mondo per il settore: Kimera, con la EVO 038 orgogliosamente a combustione, Totem, con una GTAm che unisce un design nostalgico a potenza e velocità, ErreErre Fuoriserie, con la sua Giulia in fibra di carbonio. Marcata in fronte da una telecamera, mi infiltro per scambiare due parole con Marianne Bataillon, E-TECH Hybrid Powertrain Chief Engineer di Renault Group, e con Luca De Meo, CEO di Renault, un vero showman. Subito dopo ottengo uno slot per intervistare Raffaele Fusilli, AD di Renault Italia, che candidamente confessa di aver fatto l’amore per la prima volta proprio su una Renault 5. Con un po’ di pazienza e qualche sguardo interrogativo avvicino Luca Betti, che ha appena presentato la sua Kimera Evo 038 insieme a Miki Biason, e dulcis in fundo, mi guadagno anche una foto con un Jean Todt in borghese, che cammina tranquillo, senza essere riconosciuto, in mezzo agli stands e che fermo all’urlo di “Mi manda Umberto!”, a cui risponde con una domanda “Umberto è qui?”, ma no, ha mandato me. “Peccato”. Una giusta conclusione per il Renault Motor Show.