La Milano diventa Junior: nasce in Polonia per abbassare il prezzo Il Tridente folgorato sulla via dell’elettrico con la nuova Gran Cabrio.
Non è un momento semplice per l’auto made in Italy. Ferrari e Lamborghini a parte, che però viaggiano su altri territori alla conquista del mondo, il resto delle fabbriche italiane rischiano di lavorare a singhiozzo tra una cassa integrazione e l’altra, mentre l’Alfa Romeo decide di produrre in Polonia il suo baby suv della discordia per poterlo vendere ad un prezzo accettabile. Come stanno e dove vanno Alfa Romeo e Maserati, due brand che hanno scritto la storia dell’automobile? Alfa Romeo e Maserati per anni sono stati sinonimo di sportività, con il Tridente che ha aggiunto alle sue auto una certa cifra di lusso per conquistare un pubblico diverso e mercati più ricchi. Alfa Romeo, rinvigorita dalla Tonale aveva chiuso il 2023 sfiorando le 27 mila unità, Maserati è arrivata a 26.600. Numeri destinati obbligatoriamente a crescere per poter pensare con ottimismo al futuro. Aprile è stato un mese di lanci tra Alfa Romeo Milano diventata Junior strada facendo e Maserati che ha annunciato la sua folgorizzazione definitiva con la nuova Gran Cabrio elettrica. La Gran Cabrio è una gran macchina, la motorizzazione elettrica già provata sulla Gran Turismo è una sorpresa positiva che non toglie sportività. È la prima cabrio di lusso full electric ad arrivare sul mercato, ha segnato il territorio, segnato una strada che Maserati seguirà con tutta la gamma che sarà elettrificata entro il 2028. Al Folgore day di Rimini, Davide Grasso, l’amministratore delegato del Tridente, ci ha tenuto a sottolineare l’italianità dei suoi prodotti: “”Modena è stata, è e continuerà a essere il cuore pulsante di questo brand incredibile. Nel nostro quartier generale in Viale Ciro Menotti c’è la fabbrica automotive più antica d’Italia ed è ancora operativa. Siamo qui, siamo in Italia, continueremo a restare in Italia e continueremo a guidare l’innovazione e il futuro dell’automotive di lusso”. Maserati è e sarà sempre italiana, per sottolineare il messaggio ha anche cambiato ambassador, passando da David Beckham a Damiano David, il frontman dei Måneskin, protagonista di uno spot che lo vede passare da GranTurismo Folgore a GranCabrio Folgore, fino a Grecale. “L’elettrico è un’opportunità incredibile per Maserati – ha aggiunto Grasso – Siamo l’unico marchio italiano ad avere una gamma completa elettrica. Ma il nostro obiettivo è quello di accompagnare i clienti anche in quei mercati dove l’elettrificazione procede a ritmi più lenti. Il 2028 non è da considerare come una deadline, non abbiamo ancora una data precisa dopo la quale smetteremo di produrre modelli termici”. La strada è tracciata. Ora bisogna ampliare il mercato, aumentare i numeri per sopravvivere come brand di lusso della galassia Stellantis e non andare a finire nell’orbita della Ferrari come già accaduto una ventina di anni fa, all’epoca della rinascita con la nuova Quattroporte. La strategia di Maserati annunciata qualche anno fa con lo slogan “Ritorno al futuro” non è cambiata, tende a ribadire il posizionamento di un marchio ultracentenario come rappresentante del lusso italiano. Innovazione, ricerca, qualità e design restano i punti di partenza della casa che, ripartita con la MC20 e il motore Nettuno derivato dalla tecnologia della Formula 1, sta continuando con Grecale, GranTurismo e GranCabrio. Se Maserati punta sul lusso, Alfa Romeo punta sul cuore sportivo, sulla cosiddetta meccanica delle emozioni. La Milano, diventata rapidamente Junior, doveva essere la chiave per moltiplicare i numeri. Un’Alfa Romeo da 30 mila euro, un’Alfa Romeo d’ingresso dove una volta c’erano la Mito o la Giulietta. A qualcuno ha fatto storcere il naso, ai politici ha addirittura fatto andare il sangue alla testa quando è stato annunciato che verrà prodotta in Polonia, prima Alfa a nascere fuori dai nostri confini e dalle nostre fabbriche. “Se la producessimo in Italia dovremmo farla pagare 10 mila euro in più. E poi la creazione del prodotto avviene in Italia. Il design è fatto in Italia. L’ingegnerizzazione è fatta in Italia. Il fatto che l’auto venga assemblata in un altro Paese non significa che non sia italiana”, ha sinceramente dichiarato Carlos Tavares intervenendo al lancio milanese di una vettura nata davvero male, come non avrebbe meritato questo baby suv dal volto decisamente Alfa Romeo, ma dal posteriore un po’ alla francese. Il ceo di Stellantis è stato chiaro: “Possiamo produrre tutte le Alfa Romeo in Italia, ma non avrete una Milano a 30.000 euro. Forse l’avreste a 40.000 euro. Non so dare una cifra esatta. Ma il punto è che se dovete finanziare il vostro futuro con la vostra redditività, per garantire la sostenibilità del marchio, se dovete allargare la vostra base di clienti e conquistare i più giovani affinché acquistino varie Alfa Romeo nella loro vita, dovete essere in grado, a un certo punto, di conquistarli partendo dal prezzo che possono pagare. In questo caso, la Milano è un esercizio molto intelligente perché fa soldi a 30.000 euro”. Sul costo di produzione di un’auto devi essere irremovibile, ha detto anche Jean Philippe Imparato il ceo di Alfa. Per dire se può garantire quell’emozione sportiva che ogni Alfa Romeo deve dare, bisogna aspettare la prova su strada, quelle in cui Giulia e Stelvio hanno ripagato le aspettative e Tonale un po’ meno. Milano o Junior, che dir si voglia, è la prima Alfa Romeo della storia ad emissioni zero, la prima Alfa Romeo elettrica. Ha il compito di essere un’Alfa anche senza un motore da quadrifoglio sotto il cofano. Non un’impresa semplice, ma Imparato e i suoi sono convinti di aver centrato l’obiettivo.