I progetti per il nuovo Rover che dovrà garantire i trasporti sul satelliteDa Gm fino a Venturi, Audi, Nissan, Toyota e Honda: ci lavorano in tanti.
Era il dicembre del 1972 quando per l’ultima volta l’uomo mise piede sulla Luna e c’è chi ancora si chiede se sia successo veramente. Il dubbio, in effetti, considerando il livello tecnologico del tempo, sarà venuto a tutti almeno una volta (il 1° febbraio 1972 la calcolatrice aveva soppiantato il regolo calcolatore). Dopo mezzo secolo dall’ultima impronta, la NASA sta cercando di dare il via alla prima missione del programma ARTEMIS, che si pone come obiettivo di riportare astronauti sul suolo lunare e soprattutto stabilire la concreta possibilità di crearvi una presenza umana sostenibile e duratura. Questa nuova avventura è pianificata in 3 fasi: la prima quest’anno, senza equipaggio, per testare le capacità della sonda Orion, la seconda nel 2024 con un primo gruppo scelto per orbitare intorno al nostro satellite, la terza, nel 2025, quando una squadra di astronauti allunerà e utilizzerà tecnologie innovative per esplorare più superficie lunare che mai. Immaginate l’eccitazione di aver vinto un viaggio, tutto compreso, a New York, ma di avere abbastanza tempo solo per camminare intorno ad un’area grande circa la metà di Central Park. La delusione sarebbe la medesima provata dagli argonauti spaziali, prima che, nella missione Apollo 15, facesse la sua comparsa un Lunar Rovering Vehicle (LRV), per gli amici ROVER, per i bambini americani Moon-Buggy. La costruzione di 4 esemplari fu affidata dalla NASA a Boeing e General Motors, per un costo di circa 265 milioni di dollari di oggi. Solo 3 di essi allunarono (Apollo 15, 16 e 17), e furono abbandonati sul satellite, dopo aver coperto in totale 91,7 km. Anche le foto più recenti, scattate in orbita lunare, confermano la loro presenza poco lontano dal luogo di allunaggio. Come parte di ARTEMIS, la NASA ha lanciato un appello al settore privato, per fornire ai suoi astronauti un nuovo mezzo di esplorazione, Lunar Terrain Vehicle (LTV), e l’industria ha risposto alla chiamata con alcune partnership tra società aerospaziali e aziende del settore automotive. Corrono insieme General Motors, Lockheed Martin (un gigante della difesa e della sicurezza, specialista aeronautico), e Goodyear. GM vede in questo tipo di missione un banco di prova ideale per la sua tecnologia delle batterie Ultium e la sua esperienza nella guida autonoma. L’LTV sarà un rover completamente elettrico, aperto, che due astronauti addestrati potranno guidare per un massimo di 20 km in un viaggio di andata e ritorno di 8 ore, senza che esso abbia bisogno di una ricarica (circa 3 volte la portata dell’LRV per il doppio del tempo di guida). Goodyear, che nel 1969 fornì i componenti utilizzati a bordo della capsula della missione Apollo 11, per le soluzioni di GM e Lockheed Martin offrirà la sua tecnologia avanzata per pneumatici airless, utilizzati sulla Terra in particolare per la micromobilità e le navette autonome. A differenza dell’LRV, l’LTV sarà utilizzato in più missioni Artemis per almeno 10 anni. Ciò significa che esso dovrà resistere, fino a 150 ore, alle gelide temperature notturne del polo sud della Luna (anche ben al di sotto dei – 180°C), dove la NASA prevede di costruire un campo base e in cui si svolgeranno tutte le missioni di superficie attualmente pianificate. L’LTV, e i suoi pneumatici, dovranno essere in grado di attraversare pendenze di 20°, su terreno accidentato e impegnativo, senza manutenzioni o pit stop per cambi gomma. Ovviamente la concorrenza non resta inerte. Michelin, che negli anni ‘90 aveva fornito gli pneumatici per lo Space Shuttle, ha tutte le intenzioni di posizionare la sua ruota airless sul futuro veicolo lunare. Bibendum, in un consorzio formato attorno a Northrop Grumman, con AVL, Intuitive Machines e Lunar Outpost, ha presentato, a inizio anno al CES di Las Vegas, un modello del loro futuro veicolo lunare. Nel design della Lunar Wheel c’è anche il contributo del marchio Clermont. Altro equipaggio che ha deciso di raccogliere la sfida della NASA è il gruppo monegasco Venturi; Venturi Fetish (il nome rende l’idea dell’importanza del marketing) è stata la prima auto sportiva elettrica della storia. Fatta esperienza nella Formula E, il gruppo si è orientato su grandi progetti di esplorazione, fondando Venturi Lab, che, mirando sia a Luna sia a Marte, collabora con la start-up californiana Venturi Astrolab nella realizzazione del rover FLEX, di capacità sino a 1,5 tonnellate, per le prossime missioni lunari di NASA e SpaceX. Venturi Lab e Astrolab puntano a instaurare una nuova economia lunare per il trasporto di merci e astronauti, ma non solo. Vogliono diventare l’Uber, o l’UPS della Luna, e gestire i rover noleggiandoli secondo necessità e commercializzando i loro servizi. Data la criticità per gli astronauti di tornare in sicurezza al campo base, la NASA richiede che l’LTV possa funzionare autonomamente in presenza di un singolo guasto, e che il rover possa comunicare con la Terra direttamente, tramite satellite lunare o, ad esempio il LunaNet, un’architettura di comunicazione e navigazione unica, sviluppata dal programma Space Communications and Navigation (SCaN). L’LTV dovrà essere utilizzabile a distanza, da qualsiasi punto tra la superficie della Luna e la Terra e, oltre a contenere un equipaggiamento specifico e due persone, per un peso complessivo di circa 550 kg, dovrà trasportare fino a 250 kg di strumenti scientifici, campioni lunari etc.., mentre, per le traversate senza equipaggio, sopporterà un carico fino a 1.600 kg a velocità ridotte. È richiesto anche un braccio manipolatore robotico, ad esempio per il dispiegamento di strumenti scientifici. In questa corsa pazza verso la conquista della Luna, la NASA non è l’unica in cerca di un team: Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) ha stretto partnership con Toyota e con Nissan, per sviluppare due diversi progetti di guida lunare. Il nuovo rover elettrico di Toyota, Lunar Cruiser, è studiato per poter percorrere 10.000 km, con una quantità molto limitata di energia. Fornito di un abitacolo pressurizzato, sarà alimentato con lo stesso sistema fuel cell a idrogeno presente nella Toyota Mirai. Nissan, per JAXA, sta adattando la sua tecnologia e-4ORCE, con controllo della trazione a ruote indipendenti, attualmente presente sul suo crossover elettrico Ariya. Ma, usando un piede per due pedali, corre anche con Teledyne Brown Engineering, azienda specializzata in ingegneria aerospaziale che lavora a stretto contatto con la NASA e con Sierra Space, e che ha annunciato il progetto di un suo LTV. E chi penserà ad un eventuale salvataggio di astronauti o futuri residenti in pericolo? Come un supereroe spaziale, Hyundai ha pensato al TIGER X-1, un corriere robot capace di percorrere qualsiasi terreno in modo autonomo per soccorrere le persone ferite o trasportare attrezzature di assistenza. Unendo le forze, Hyundai e Kia, a seguito del successo del lancio da parte della Corea di un razzo di produzione nazionale, hanno annunciato di aver firmato accordi congiunti con sei istituti di ricerca coreani per sviluppare soluzioni di mobilità lunare. Honda in questa corsa supera tutti a destra, allargando l’interesse, dalla mobilità all’intero Moon Base Camp. Il marchio giapponese ha, infatti, avviato un programma di ricerche con JAXA per creare un sistema di energia rinnovabile sulla Luna. Attenzione però, perché quando ci si lancia in un progetto di R&S, il capitombolo è dietro l’angolo. Audi, già dal 2015, aveva incaricato un team di ingegneri di sviluppare un rover a 4 ruote motrici, dotato di un sistema di guida autonoma. Sotto il nome di “Part-Time Scientists”, l’azienda aveva previsto di inviare nello spazio questa macchina nel 2017. Un appuntamento mancato. Si parlava di imbarcarlo a bordo di un razzo Space X nel 2021, ma il progetto non è andato a buon fine. In ogni caso, il rover Audi ha almeno il merito di aver fatto un’apparizione al cinema nel film “Alien: Covenant”. Il lancio di ARTEMIS I previsto per il 29 agosto è stato bloccato a causa di una lettura di temperatura anomala in uno dei motori. Il lancio del 3 settembre è saltato a causa di un problema alle linee di rifornimento, il tentativo del 27 settembre è stato boicottato da una tempesta tropicale. In base all’ottimale posizione della Luna nella sua orbita, il prossimo tentativo è fissato per il 14 novembre. Wacky Races moderne, o nuovo colonialismo?