Dieci città e oltre 30 mila veicoli solo in Italia per 20 milioni di chilometri percorsi (quanto cinquanta volte la distanza tra la Terra e la Luna): FreeNow ha raggiunto gli otto anni di operatività nel nostro Paese. Un mercato nato con i taxi e poi cresciuto anche con altri operatori di micromobilità (dai monopattini alle biciclette, dagli scooter al car sharing) che ha portato la multinazionale, nata dalla joint venture di Mecedes e Bmw, a diventare uno degli attori principali anche ai tavoli di confronto per risolvere l’annoso problema del sottodimensionamento del numero delle licenze dei taxi rispetto alle reali necessità del mercato. “Ammetto che si tratta di un tasto dolente – spiega il general manager di FreeNow in Italia Umberto Javarone – e il problema, alimentato a volte da una non ottimale distribuzione dei turni, è riscontrabile anche nei nostri numeri. Noi, comunque, siamo dalla parte dei tassisti e dei passeggeri e continueremo a mettere a disposizione, di chi deve attuare dei provvedimenti, gli strumenti in nostro possesso”.
Qual è, dunque, il vostro ruolo?
“Noi siamo partner dei tassisti e forniamo alle amministrazioni pubbliche dati – e quindi strumenti – necessari a prendere le decisioni più corrette”.
In questi otto anni come è cambiata la mobilità in Italia?
“L’arrivo sul mercato di diverse soluzioni di micromobilità ha offerto una serie di opportunità in più e noi le abbiamo aggregate nei nostri servizi. E così, con una sola app, un unico metodo di pagamento e un solo processo di validazione dei documenti, riusciamo a fornire innumerevoli soluzioni. Ecco perché ci piace definirci ‘super app della mobilità’”.
Ma questo non vi ha allontanato dal core business rappresentato dai taxi?
“No, tutt’altro. Può sembrare controintuitivo, ma l’ha rafforzato e bastano alcuni numeri a dimostrarlo: il 40% degli intestatari di licenza tra Roma e Milano utilizzano la nostra app e ci ritengono affidabili. Anche perché offriamo loro un bacino di 30 milioni di utenti in tutta Europa. In una prima fase c’era scetticismo da parte di una categoria inizialmente poco incline all’innovazione, ma ora registriamo una crescita costante di adesione”.
Qual è la risposta al vostro servizio da parte di città diverse, con esigenze diverse?
“Il dato generale dice che, tra il 1° marzo 2022 e 2023, le richieste di taxi sono cresciute del 16% e le soluzioni di sharing disponibili in app addirittura del 146% con oltre 30mila nuovi passeggeri iscritti. Scendendo a un livello di analisi più puntuale, riscontriamo come Roma sia la capitale dei taxi, con il 65% delle corse effettuate con la nostra app, mentre Milano è la città in cui si usano di più i monopattini: siamo al 50% delle corse, rispetto al 15% di Roma e Torino”.
E quali sono le sfide del futuro?
“Innanzitutto continuare a migliorare l’offerta a tutti i livelli, anche con un utilizzo consapevole e attento dell’intelligenza artificiale, e parallelamente portare avanti il nostro percorso virtuoso di riduzione dell’impronta di carbonio sul pianeta”.