Nicola Danza racconta i segreti dietro alla Ioniq 6 di Hyundai “Quest’auto è nata in lockdown e seguendo i desideri dei clienti”.
L’auto del futuro può nascere anche in smart working. Con designer e progettisti che da casa loro entrano nella stessa stanza virtuale e lavorano su un nuovo progetto. Facciamo questo viaggio nel futuro grazie al racconto di Nicola Danza, external design manager di Hyundai, il papà delle ultime nate della casa coreana che sta cambiando la sua immagine nel mondo e, tra l’altro, ha appena nominato il primo presidente italiano della nostra filiale, Andrea Crespi. Il viaggio nel futuro comincia di fronte alla Ioniq 6, qualcosa che è più di un’auto. Un modello che non passa inosservato. Magari non piace a tutti, ma certamente colpisce per la comodità dei suoi interni e una linea che sembra fuori dal tempo. “Oggi si passa dal bozzetto al modello tridimensionale – racconta Danza – La tecnologia e i programmi esistenti ci hanno permesso di accelerare i tempi di sviluppo di un’auto saltando tutta la parte dei modelli in scala che di volta in volta venivano lavorati e poi modificati. Partiamo ancora da uno schizzo, da un disegno, quindi noi designer facciamo la parte iniziale e poi intervengono i modellatori specializzati per rifinire il progetto. Prima ci si metteva a discutere attorno ad un modellino in scala 1:4 in clay, adesso si ragiona attorno ad un modello tridimensionale in scala 1:1. Oggi alle presentazioni settimanali non ci si presenta più con i disegni, ma con il modello tridimensionale che ognuno può quasi toccare con mano dovunque si trovi”. Sembra di vederli, ognuno con il suo visore. In Inghilterra, Germania, Corea o Stati Uniti. Tutti collegati attorno al modello tridimensionale per decidere come procedere, che cosa rimodellare, che cosa cambiare. “E’ un processo che ci permette di guadagnare 6/7 mesi”. La Ionic 6 è praticamente nata durante la pandemia. Ognuno isolato a casa sua poteva lavorare sul modello tridimensionale insieme agli altri. “Siamo nella stessa stanza virtuale tutti collegati insieme. Ci si avvicina allo stesso particolare e insieme decidiamo come cambiarlo. Una volta quando arrivava il grande capo dovevamo organizzare una mega presentazione, stampare ogni cosa, lavorare ore alla presentazione. Oggi con un clic entriamo tutti nella stessa stanza e siamo di fronte alla vettura”. Così è nata l’auto che rappresenta il futuro di Hyundai, Ionic 6 viene definita un’Electrified Streamliner, è scolpita aerodinamicamente e fa un ampio uso di materiali sostenibili. “Ionic 6, ispirata alla concept EV Hyundai Prophecy, è caratterizzata da linee pulite e semplici e da una forma aerodinamica pura, che definiamo Emotional Efficiency con interni in stile cocoon, avvolgenti e piacevoli”. Il risultato è una vettura decisamente diversa da quelle in circolazione. Oggi che con la motorizzazione elettrica le prestazioni in un certo senso si uniformano, differenziandosi soltanto per l’autonomia, il colpo d’occhio può essere decisivo per scegliere un’auto. Oggi il look conta enormemente. Più un’auto è bella, più chance ha di avere successo sul mercato. “Per progettare Ionic 6 – continua Danza – siamo partiti dal cliente. Non possiamo più progettare un’auto pensando solo a quello che piace a noi designer. Oggi la competizione è enorme, ci sono tante vetture, l’elettrico ti permette di disegnare forme diverse e per essere davvero diversi, prima devi capire a chi vuoi vendere sul serio quel modello. Ognuno di noi ha un gusto diverso. Mi ricordo negli anni Ottanta c’erano vetture pazzesche, tante tipologie di auto, piccole, economiche. Coupé, station wagon, berlinetta. Oggi tutto è un po’ ridimensionato, dicono che le sedan non vanno più, però non siamo così sicuri che sia così vero. Un mercato globale non esiste. Quello che piace in Corea potrebbe non piacere in Europa e vice versa. Quindi è indispensabile partire dal cliente, capire che auto vuole chi poi verrà a comprarla. Il design di Ioniq 6 è stato fin dall’inizio incentrato sulle persone, con lo spazio interno sviluppato contemporaneamente alle forme esterne. Sono stati compiuti sforzi per massimizzare e ottimizzare gli interni, ampliando la parte anteriore e quella posteriore, ottenendo una silhouette unica e interni spaziosi”. Così all’inizio di ogni progetto i designer vengono sguinzagliati in giro per il mondo a sondare i gusti dei vari mercati. “Vanno semplicemente a guardare le persone. Siamo tutti così impegnati a fare le nostre cose, a guardare i nostri schermi, che abbiamo perso l’abitudine di guardare. Così mandi tre quattro persone a osservare, semplicemente. Vedi che cosa fa la gente in macchina, che cosa fa quando si ferma al semaforo. Scopri piccole cose che poi diventano quei dettagli che fanno la differenza come nel nostro caso il tunnel centrale con lo spazio per ospitare una borsa che così non resta sul sedile da dove può volare dovunque alla prima frenata”. Uno sguardo alla sicurezza e anche all’efficienza che Danza definisce anche furbizia in un certo senso: “Aver concentrato tutti i comandi sul tunnel centrale ci permette anche di risparmiare cavi e quindi peso che per un’auto elettrica è fondamentale. Quattro pulsanti invece di otto significa anche meno plastica…”. “Alcuni dettagli aumentano di parecchio il range e una volta stabilito quello ti puoi concentrare su altre zone dell’auto per farle più belle”. Così magari aggiungendo un profilo aerodinamico posteriore puoi permetterti ruote più grandi. Ioniq 6 è lunga 4,85 metri con un passo che è addirittura più lungo di quello di una Range Rover. È un’auto bassa (un metro e mezzo), filante, con una architettura ad arco, quella che potrebbe essere definita una sedan, ma che Danza preferisce chiamare “Berlinetta aerodinamica”. “Adesso quello che ci auguriamo – conclude Danza – è che si facciano delle scelte precise. Auto elettriche, oppure a idrogeno, o con benzina sintetica. Il passo più importante nel futuro dell’elettrico è quello di arrivare a delle batterie strutturali come sta già facendo qualcuno. Con la batteria che in pratica diventa il telaio dell’auto. Però fino a che ci sarà ancora tutto in gioco tra i vari tipi di motorizzazione, è difficile fare grandi investimenti nello studio di batterie strutturali. Stiamo ancora attraversando un momento di attesa”.