Al volante della versione spider della berlinetta sportiva di Maranello. Sa essere gentile e silenziosa, ma poi può scatenare i suoi 830 cavalli.
Guidare una Ferrari è sempre un’emozione. Anche se non hai la sensibilità di un Lauda, la precisione di uno Schumacher o l’aggressività di un Leclerc in qualifica. Le Ferrari di oggi riescono a divertire ed emozionare anche chi non guida come un pilota o neppure come Raffaele De Simone, il re dei collaudatori di Maranello. La 296 GTS è la versione spider della Berlinetta Sportiva che avevamo già avuto la fortuna di guidare sulle strade attorno a Siviglia e in pista, proprio cercando di seguire De Simone. Schiacci una leva e in 14 secondi il tettuccio in alluminio si ripiega su sé stesso e scompare lasciandoti a diretto contatto del cielo. Puoi farlo anche viaggiando fino a 45 chilometri orari, un’opzione utilissima se ti lasci sorprendere da un temporale. Non è più una novità per le spider made in Maranello, ma è sempre una bella idea. Che cosa cambia tra la versione coupé e quella spider? Dal punto di vista della guida non cambia proprio nulla perché dei 70 chili in più della versione aperta si accorge solo un professionista del volante, colui che sulla pista di Fiorano fissa il cronometro sull’1’21”80, solo 8 decimi in più della versione GTB più leggera.. “Non ci sono differenze di guida tra la versione chiusa e quella aperta. Siamo riusciti a contenere l’aumento di peso e la 296 GTS resta una vettura speciale. Ciò che la rende così è la convivenza tra le prestazioni assolute e la sua guidabilità, la fruibilità delle sue prestazioni”, spiega Raffaele De Simone, l’uomo che probabilmente la conosce meglio. Sulle strade dove un tempo passava la Mille Miglia e Nuvolari compiva imprese leggendarie, la Ferrari 296 GTS si conferma compatta, maneggevole e ovviamente scattante come confermato dai dati tecnici: da 0 a 100 orari in 2”9, da 0 a 200 orari in 7”6. Non ci sono i 1000 cavalli della SF 90 Stradale, quelli che magari ti possono mettere un po’ in soggezione, ma gli 830 cavalli (663 cv a 8000 giri del motore termico, più l’elettrico) bastano e avanzano per divertirsi. “La 296 è la Ferrari più divertente della gamma – assicura Jacopo Marcon product marketing manager della serie – è una Ferrari adatta ad ogni situazione, al cliente che cerca prestazioni estreme perché comunque abbiamo 830 cavalli sotto il cofano, ma anche una vettura che può essere utilizzata tutti i giorni in modo molto rilassato, addirittura silenziosamente grazie alla guida in full-electric che garantisce fino a 25 chilometri di autonomia”. Si esce rilassati e silenziosi da Forte dei Marmi, si attraversa il famoso lungomare un po’ fuori stagione poi si gira il manettino e si sente subito il rombo del V6 di nuova concezione che a Maranello hanno soprannominato un piccolo V12. Ha un sound pieno, corposo, addirittura accentuato all’interno dell’abitacolo grazie al contributo del sistema brevettato a tubo caldo, completamente riprogettato per la 296 GTS rispetto a quello della 296 GTB per esaltare il suono del motore a tetto chiuso e aperto. Prelibatezze che in futuro, quando anche la Ferrari diventerà elettrica, ci scorderemo. Flavio Manzoni e la sua squadra si sono ispirati alla celebre 250 LM per disegnare la 296 che già alla nascita prevedeva la doppia opzione, coupé e cabrio con la cabrio che grazie al tetto in alluminio si trasforma a sua volta in coupé. Due Ferrari in una praticamente. Il prezzo non è indifferente, ma siamo a Maranello. La 296 GTS costa 320 mila euro, vale a dire 45.500 in più rispetto alla versione coupé. Il piacere del viaggio a cielo aperto ha i suoi costi. “Il progetto della Ferrari 296 GTB e GTS è avvenuto in contemporanea – racconta Flavio Manzoni – concependo un’architettura del padiglione che fosse in grado di connotare entrambe le versioni. La macchina si presenta con una grande eleganza, una linea scattante e agile. È stata concepita con il concetto dei due layer. La parte in body color, snella, atletica anche molto suggestiva con linguaggi che richiamano la tradizione della Ferrari ma nello stesso tempo trasmettono grande modernità. E poi il sottoscocca in carbonio che rimane otticamente staccato ed è stato concepito per accogliere tutte le funzioni, soprattutto quelle legate all’aerodinamica”. Parole che ritrovate osservando la vettura. Sia ferma che in movimento. Una berlinetta a motore posteriore centrale con cofano corto e cabina molto compatta spinta in avanti. Con una coda che rimane visivamente molto lunga visivamente e ha un posteriore unico e in un certo senso affascinante, basato sul concetto di coda tronca. L’omaggio alla 250 Le Mans risalta proprio nel posteriore, soprattutto osservando le due prese d’aria laterali e il flying bridge. Per Manzoni ha quasi un effetto scultoreo. Un’opera d’arte con un’anima.