Oltre mille barche esposte sfruttando il nuovo Waterfront firmato da Renzo Piano. Un successo. I dati del settore
C’è un elemento che colpisce del 64° Salone Nautico Internazionale che chiude oggi i battenti a Genova: il pubblico. Mancano dati ufficiali a parte il record delle vendite di biglietti online, ma l’afflusso di sabato e domenica era impressionante con centinaia e centinaia di persone in fila davanti ai cancelli sin dal mattino. E’ naturale un paragone con l’automotive e le sue rassegne: funzionano solo – vedi il recente evento ‘diffuso’ su Torino – quando l’accesso è libero, aspetto che per la cronaca rende approssimativo anche il calcolo dei visitatori reali. La sorpresa del ‘Nautico’ è che mai come adesso resta la vetrina dei sogni, anche quest’anno si faceva fatica a trovare una barca a vela o a motore per la fascia media, eppure in migliaia entrano alla Fiera. Un paradosso pensando che nei saloni per le auto ci sono ancora desideri per pochissimi, ma anche una maggioranza di modelli acquistabili. E’ un segnale inequivocabile di mercato: le barche non sono mai state così attrattive, le vetture stanno diventando un problema e non un piacere così da aver messo i saloni all’angolo. Basta ricordare che quello di Ginevra – uscito per sempre di scena – fece il record assoluto per la 75a edizione del 2003 sfiorando i 750mila visitatori e ancora dieci anni fa portava a casa ben 682mila biglietti.
Il Salone di Genova, invece, ha il grande merito di aver sopportato periodi molto complicati e cambiato marcia da quando è stato coinvolto nel progetto del Waterfront di Levante, firmato dal genovesissimo Renzo Piano. L’impianto espositivo, oggi, è tra i più belli nel mondo, studiato per ospitare un evento di massimo livello sfruttando un layout funzionale. Il completamento definitivo delle banchine e degli spazi ha portato altri 5mila metri quadri a terra, arrivando a una superfice espositiva totale di 220mila, l’85% dei quali all’aperto, e ulteriori 100 posti barca. In totale, c’erano un migliaio di bar-che in esposizione, in gran parte espressione della nostra cantieristica. Se dal punto di vista architettonico, il capolavoro, inaugurato un anno fa, è la canalizzazione intorno al Padiglione Blu, i genovesi sono stati molto più felici quest’anno nel riappropriarsi di uno dei simboli della loro città: il Palasport che la ‘mano’ di Renzo Piano ha trasformato in una geniale passeggiata da piazzale Kennedy – ingresso storico della Fiera – sino alla parte a mare.
Sul successo del salone, è interessante la constatazione di Andrea Razeto, presidente de I Saloni Nautici, società di Confindustria Nautica che organizza l’evento: “Le problematiche internazionali, al momento, non sembrano intaccare il trend che caratterizza il settore ormai da alcuni anni – sottolinea – anche venuta meno la spinta emotiva post pandemia, i numeri della crescita rimangono a due cifre, lasciando intendere che l’ondata di nuovi ingressi nel mondo della nautica da diporto non sia stata, in massima parte transitoria o fugace. La platea di quanti, a diverso titolo, si sono avvicinati al nostro mondo si è indiscutibilmente allargata, l’età media dei fruitori di imbarcazioni è scesa, la capacità di spesa di una parte di questi nuovi clienti si rivela consistente”. I numeri sono splendidi. Nel 2023 – secondo La Nautica in Cifre Monitor, il rapporto statistico realizzato dall’ufficio studi di Confindustria Nautica, la produzione cantieristica italiana della nautica da diporto ha registrato l’anno migliore in assoluto, raggiungendo la cifra record di 4 miliardi di euro di export, in crescita del 15,9% rispetto al già eccellente 2022. Tra i fattori che hanno contribuito al successo, il primo è come sempre la produzione di superyacht con 600 yacht commissionati e/o in costruzione nel nostro Paese, per oltre 22mila metri lineari complessivi, che rappresentano il primato mai raggiunto del 51,4% di ordini sul totale mondiale.