Quello di Milano è diventato il Salone più importante del mondo. Dal 7 novembre attesi oltre 1.700 marchi provenienti da 45 paesi.
Non toccateci EICMA. Orfani del glorioso Salone dell’auto di Torino, dello scoppiettante Motor Show di Bologna, con il Salone di Ginevra che dopo tre anni di stop si è trasferito in Qatar (solo provvisoriamente?), l’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo e Accessori di Milano rimane una delle poche certezze per l’appassionato di motori, e una delle rare opportunità di vedere di persona i nuovi modelli, incrociare gli sguardi degli altri “malati” in un evento fisico in cui scegliere la prossima moto o bici, oppure, semplicemente, rifarsi gli occhi. Un’attività, purtroppo, che sta diventando sempre di più esclusiva del mondo digitale. Per fortuna EICMA resiste e sembra essere in perfetta salute. L’edizione 2023, dal 7 al 12 novembre prossimi nei padiglioni di Fiera Milano a Rho, sarà la numero 80 della manifestazione, giunta al 109esimo anno dalla creazione. La prima, infatti, fu nel 1914, all’hotel Kursaal Diana. Parliamo dei tempi dei tempi, ma è il caso di parlarne, perché la storia è interessante e parla di Milano, ancor prima che di moto. Alle origini di EICMA c’è infatti il Veloce Club Milano, che oggi non dice niente, ma è stato la seconda associazione ciclistica italiana (il Veloce Club Fiorentino del barone Alessandro de Sariette lo precede di un soffio), nonché la prima associazione milanese. Nasce nel 1870, lo stesso anno (e mese: marzo) della Forza e Coraggio, prima della Canottieri Milano (1890) e del Touring Club Italiano (1894). Sede in via Vivaio, frequentato dai più ricchi bon vivant della città, sia alto borghesi sia aristocratici. Persegue la diffusione dei mezzi che possono aumentare artificialmente la velocità di movimento degli esseri umani. All’epoca, la bicicletta, arrivata in Italia nel 1867 (primo acquirente un birraio di Alessandria, Carlo Michiel). I soci, che non dovevano badare alla pagnotta, hanno voglia di pedalare, di divertirsi, di distinguersi. Milano è città di innovazioni, uno dei cuori pulsanti d’Europa, a sua volta centro del mondo. L’idea è organizzare sfide a colpi di pedali. Il 31 maggio 1868, al Parc de St.-Cloud di Parigi, si disputa la prima gara di velocità con dieci concorrenti e un percorso di 1.200 metri: vince il britannico James Moore, 19 anni, a 18,7 orari di media. In Italia la prima gara ufficiale si svolge a Padova, luglio 1869, ma la prima gara su strada italiana è la Firenze-Pistoia, di chilometri 33, organizzata il 2 febbraio 1870 dal Veloce Club Fiorentino appena fondato. Premio per il vincitore una medaglia d’oro e una rivoltella. Trecento cavalleggeri del reggimento Duca d’Aosta curano il servizio d’ordine. Vince, a 15 di media, lo statunitense Rynner Van Heste. I nostri del Veloce Club Milani non sono da meno e l’8 gennaio 1871 danno vita allo splendido Giro dei Bastioni: 11 km attorno al centro di Milano. Vinto, in 37 minuti da Giuseppe Pasta, seguito dai conti Giuseppe e Fausto Bagatti Valsecchi, anime del Veloce Club Milano. I quali poi conquistano la Milano-Novara, la Milano-Piacenza, la Milano-Cremona… Finché nel maggio 1876, sempre inventata all’ombra della Madonnina, nasce la prima Classica, la Milano-Torino, 140 chilometri: è l’unica che si disputa ancora oggi. Sempre Milano, insomma, che ha fame di novità, che vuole correre veloce, sempre di più. Nel 1885 comincia la produzione delle biciclette Bianchi, poi delle Olympia (1893), Velo (1894), Maino e Dei (1896), Frera (1897)… Bisogna esporle, venderle. Il Veloce Club Milano organizza la prima Esposizione internazionale ciclistica in Italia, che si tiene presso la sede del club nel 1895. I visitatori (tutti abbienti: il biglietto costava una lira, all’epoca la paga giornaliera di un operaio tessile) potevano addirittura provare i mezzi. Nel 1900 circolavano in Italia circa 142mila biciclette, di queste 38mila erano in Lombardia, di cui 14mila nella città di Milano, ben il dieci per cento del parco ciclistico nazionale. Poi alla bici si aggiunge il motore, e nel 1897 i nostri danno vita alla prima Esposizione ciclo-moto-automobilistica, che poi, dalla collaborazione con il Moto Club Lombardo, porta all’Esposizione internazionale del ciclo e del motociclo nel 1914: la prima EICMA della storia, con soli 24 espositori. Niente, in confronto ai 1.700 marchi attesi all’edizione di quest’anno, provenienti da 45 Paesi (il 64 per cento viene dall’estero), ospitati in otto padiglioni, due in più del 2022; il 28 per cento sono nuove aziende mai state a EICMA. Solo due anni fa si diceva che il tempo delle fiere fosse finito, invece EICMA è non solo il più importante salone delle due ruote in Europa, ma nel mondo, e la dimostrazione è proprio nel profilo dei suoi espositori. Tra i quali manca, dal 2020, il gruppo BMW, che da allora si dedica al lancio dei singoli modelli. La moto più attesa dell’anno, dunque, la nuova R 1300 GS, sarà la grande assente della fiera. Strano, però, che la casa di Monaco la presenti al pubblico il 4 novembre, tre giorni prima dell’apertura dei cancelli di EICMA… Ma cosa vedremo quest’anno a Milano? Di tutto di più. L’avvento dell’elettrico e dei produttori cinesi hanno reso EICMA una fiera a tutto tondo. Quindi prodotti, tanti, ma anche spettacoli, gaming, anteprime, mobilità urbana, e-sports, test ride, set fotografici e tanta, tanta passione. Non c’è dubbio che i conti Bagatti Valsecchi avrebbero partecipato volentieri.