Saltalamacchia ceo del Gruppo Koelliker e il futuro: non solo auto “Noi diventeremo un hub per orientare le scelte dei clienti.Il futuro sarà elettrico. I cinesi sono un’opportunità, non un pericolo”.
La casa degli italiani se l’era già inventata qualcuno in altri tempi. La casa della mobilità degli italiani è la nuova idea del Gruppo Koelliker, nato nel 1936 come importatore di auto che in Italia non arrivavano, e oggi in piena trasformazione come tutta la mobilità. Marco Saltalamacchia, una lunga esperienza nel mondo dell’automotive, culminata con la presidenza di Bmw Italia, oggi è Executive Vice President & Ceo. La persona giusta per guardare alla trasformazione di un gruppo che distribuisce 8 marchi (tra scooter, Microlino, suv medi e grandi c’è di tutto e ora arriverà anche l’usato con Redrive) e dare uno sguardo alla mobilità che verrà. “Siamo in un momento di profonda trasformazione di tutto il settore. Un po’ tutti i costruttori, principalmente quelli europei, stanno ripensando a molti modelli distributivi, puntando anche alla vendita diretta. In tutto questo quello che è stato perso di vista è proprio il cliente, perché in un momento in cui c’è una grande ricchezza di offerta di mobilità, ai costruttori tradizionali che oggi hanno anche l’offerta elettrica, si sono aggiunti nuovi costruttori che entrano sul mercato. In più ci sono anche nuove forme di mobilità come i monopattini, che anche senza grandi supporti pubblicitari, hanno invaso le grandi città dimostrando che il consumatore è pronto a utilizzare i nuovi strumenti”. “La crescita esponenziale dell’offerta però non può che creare confusione”. E qui entra in gioco il nuovo ruolo di Koelliker. “Noi storicamente siamo sempre stati a metà strada tra costruttori e clienti. Non sviluppiamo auto, sviluppiamo mercati”. E adesso l’obbiettivo è di mettersi accanto al cliente per orientarlo nella scelta più adatta per la sua mobilità. “Trasformiamo il company name in un brand della distribuzione. Un luogo virtuale e anche fisico dove presentare al cliente le offerte che possono soddisfare i suoi bisogni. Ascoltiamo il cliente e proponiamo. Dall’auto usata di poco costo alla soluzione più articolata. Non solo dal punto di vista del prodotto, ma anche dei servizi. La nostra parola d’ordine è essere centrali sul cliente. Partire dal cliente e accompagnarlo”. Fisicamente il nuovo hub della mobilità sostenibile aprirà in via Gallarate 199, là dove una volta c’era il Gruppo Psa. “Una struttura molto grande di cui non dobbiamo avere paura anche perché avremo l’opportunità di aprirci ad altre aziende che condividano la nostra missione di portare sostenibilità e nuove idee nel mondo della mobilità, creando così sotto lo stesso tetto una contaminazione di idee che possa generare nuove soluzioni. Non ci sostituiamo ai marchi che distribuiamo, li accompagniamo sul mercato, li sosteniamo però con la nostra specificità senza mettere in concorrenza i costruttori che rappresentiamo”. L’analisi di Saltalamacchia passa al mondo esterno: “La mobilità si sta trasformando. Come non è ancora chiaro. Il grande effetto della trazione elettrica non è solo il fatto di proporre un’energia alternativa per alimentare la trazione. L’elettrico apre a molteplici soluzioni dal monoruota all’autobus. Costruisce e arricchisce le alternative. Una serie di mega trend che stanno accelerando. La denatalità, meno giovani e meno interessati alla mobilità come la intendevamo noi boomers. Le grandi città sempre più affollate che per una ragione fisica ma anche fisiologica tendono a respingere la mobilità individuale. E poi i nuovi sistemi, i big data e l’intelligenza artificiale che propongono nuove soluzioni alternative a problemi che prima non erano risolvibili”. Il futuro non sarà più lo stesso. Dobbiamo immaginarci le città di domani, dimenticandoci quelle di oggi. “Alla fine ci saranno meno auto per strada. La tecnologia ormai permette di condividere le informazioni permettendo di sviluppare nuove soluzioni di mobilità. Andremo verso la guida autonoma e condivisa. Oggi è difficile prevedere quali saranno i modelli di mobilità tra 20 anni. Ci sarà una transizione che potrà accelerare negli ambiti urbani e andare un po’ meno veloce nelle periferie e in ambiti rurali. Ma sicuramente ci sarà”. Il futuro sarà elettrico: “L’elettrico è più semplice. Se io sono un investitore e metto un euro su Tesla so che quell’euro va tutto in ricerca e sviluppo. Se lo metto su Volkswagen o un altro costruttore classico, la metà di quell’euro servirà per chiudere delle fabbriche, quindi la metà serve a distruggere e metà a sviluppare. È anche il motivo per cui nell’elettrico ci sono tante iniziative nuove come il Microlino che all’80% usa componentistica italiana. Il limite teorico dell’auto elettrica per ora sono l’autonomia e le infrastrutture. Ma se la mobilità si trasforma in condivisa cadono le barriere. Per spostarci da una città all’altra usiamo mezzi più convenienti e localmente ci affidiamo a un car sharing, il problema dell’auto elettrica sparisce. L’errore concettuale è traslare il modello di oggi al domani con auto solo elettriche”. I costruttori cinesi sono un’opportunità e non un pericolo: “I cinesi sono un enorme opportunità. Quella del pericolo cinese è una narrazione solo italiana e non è difficile capirne il perché. L’Asia rappresenta il 51% del consumo di auto nel mondo, l’Europa il 19,7%, le Americhe il 24%. L’auto è per definizione un prodotto globale, qualunque marchio si sia limitato a operare in un’area geografica ha fallito. I marchi più forti sono quelli presenti in tutto il mondo. In tempi non sospetti i bilanci dei costruttori occidentali e soprattutto di quelli tedeschi sono stati salvati dal mercato cinese che per i tedeschi è il primo mercato dopo quello domestico. I cinesi hanno il più grande mercato interno del mondo. La differenza con giapponesi e coreani è che i cinesi fanno le auto prima di tutto per loro stessi e una classe media di 150 milioni di persone. Noi occidentali abbiamo venduto un mare di auto in Cina e se vogliamo continuare dobbiamo costruirle elettriche. D’altra parte abbiamo fatto là fabbriche e joint venture. E per continuare a vendere là anche nel segmento di lusso bisognerà produrre auto elettriche. I cinesi sono forti, ma lo erano anche gli americani, però noi europei abbiamo sviluppato la nostra industria autonoma”. Pochi mesi fa Saltalamacchia è stato al Salone di Shanghai. Ha toccato con mano la potenza di fuoco cinese: “Esponevano più di 100 marchi solo elettrici. Il messaggio che passano al mondo è: il nostro mercato è elettrico. Vuoi venire a vendere da noi? Devi avere auto elettriche. Abbiamo storia, marchi, competenze dobbiamo muoverci. Il messaggio che dovrebbe passare dalla politica è: ragazzi rimbocchiamoci le maniche, noi creiamo le condizioni per permettere all’industria di partire, ma partiamo e facciamolo in fretta”. E’ una questione di tempo. C’è un treno che passa. Più si aspetta più si rischia di perderlo.