Sono già 50 le aziende mondiali che si occupano del riciclo. Ma ci sono anche dei trucchi per farle durare di più
Le auto elettriche non esisterebbero senza le batterie. Così come anche i cellulari, i computer portatili e molti altri oggetti della nostra quotidianità. Le batterie fanno parte della nostra vita da decenni. Sono il modo per poter utilizzare apparecchi elettrici in mobilità senza doversi connettere alla spina. Eppure da quando si parla di veicoli elettrici gli accumulatori di corrente hanno conosciuto una nuova giovinezza. Quasi come se non ci fossero mai stati. Eppure si tratta delle solite batterie solo molto più grandi, capaci, potenti e… costose. Talmente fondamentali nell’economia di costruzione e progettazione di un mezzo EV che a partire da Tesla molti costruttori di auto hanno scelto di diventare anche produttori di batterie. Costruendo fabbriche ad hoc o entrando in società con realtà già esistenti. Nel 1992 il prezzo sul mercato per le batterie d’auto al litio era di 5.000 dollari per kilowattora. Oggi siamo a 200 dollari. Un prezzo che è destinato a scendere ancora, come anche il prezzo delle auto stesse. Molti si fanno una domanda: finiranno le materie prime per costruirle?
Allo stato attuale c’è litio sufficiente per produrre batterie per centinaia di milioni di auto elettriche. Inoltre la tecnologia delle batterie si evolve rapidamente e la percentuale di cobalto necessaria per realizzarle scenderà al 6%. Senza contare che nel lungo periodo le batterie saranno riciclate fino al 97%. Già oggi esistono 50 aziende in tutto il mondo che si occupano di riciclare batterie al litio su vasta scala. Non molti sanno che lo stadio dell’Ajax, la Johan Cruijff Arena, è illuminato da batterie usate di Nissal Leaf. E pensare che dopo un periodo di intenso uso, 8-10 anni, le batterie di un mezzo elettrico conservano almeno il 75% della loro capacità. Ecco perché spesso la garanzia è di 8 anni. Insomma hanno una tenuta decisamente migliore rispetto a quella di Iphone della Apple che dopo meno di un anno può scendere al 83%. Un trucco per mantenere un’efficienza migliore nel tempo è quello di non caricare mai l’auto completamente, arrivando al 100% solo se si intende effettuare un lungo viaggio.
Anche la produzione è sempre più “pulita”. Già 2-3 volte migliore rispetto a soli due anni fa. La produzione di una batteria da 1kWh richiede circa 80kWh di consumo energetico ma se nella produzione si utilizza elettricità proveniente da fonti rinnovabili è presto fatto. Ma sono controllate? Molto più delle cisterne. Gli standard più comuni sono basati sulla normativa proposta e pubblicata dall’International Electrotehnical Commision (IEC), dagli Underwriters Laboratories (UL) e dalle Nazioni Unite (UN). Gli enti normatori che se ne occupano sono decine nel mondo, in Italia lo fa il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI). Insomma chi intende acquistare una vettura elettrica non dovrebbe preoccuparsi eccessivamente della durata delle batterie. Inoltre i costruttori hanno varato piani di noleggio che permettono di eludere totalmente il problema. Le batterie dell’auto restano di proprietà del Costruttore che se ne prende carico. L’automobilista deve quindi stare attento solo a scegliere la capacità che si traduce in autonomia e la possibilità di caricarle rapidamente. Oggi dovrebbero fornire la massima capacità di carica su tutte le auto ma così non è. Se si ipotizza di acquistare un mezzo elettrico usato ci vuole ancora più attenzione, perché il rischio di portarsi a casa una vettura che carica al massimo a poco più di 10 kWh è ancor più alto e sarebbe un bel autogol dato che i tempi di ricarica si allungano e di molto. (