Siamo solo all’inizio di una rivoluzione che cambierà faccia alle metropoli. Ma le infrastrutture devono essere adeguate.
L’idea di scrivere “Modello di condivisione. La mobilità sostenibile dallo sharing al metaverso” nasce da un’esigenza, sia emotiva che sostanziale, di colmare un vero e proprio gap informativo: sugli organi di informazione si rincorrevano i titoli che raccontavano di un settore pericoloso, ma la realtà era ed è assolutamente diversa. Allo stesso tempo ritenevo fondamentale raccontare, con piglio scientifico, come le abitudini delle persone stiano cambiando a favore del Nownership, cioè a beneficio del pagamento al consumo rispetto alla proprietà. Le città del futuro saranno percorse sempre più da veicoli in sharing: qui si cela un vastissimo patrimonio di opportunità da cogliere, una miniera di occasioni in grado di incidere virtuosamente a livello socioeconomico. La sharing mobility è la strada maestra per alleviare la fatica della guida grazie alla riduzione del traffico, per eliminare gli oneri connessi alla proprietà, per realizzare iniziative a favore dell’ambiente, diminuendo i tempi per gli spostamenti e il parcheggio, e il numero degli incidenti. Siamo solo all’inizio di questa rivoluzione che sta trasformando profondamente le nostre abitudini e la vita nelle nostre città. Basti pensare che febbraio 2021 entra nel paniere Istat, il monopattino elettrico in sharing, che si aggiunge agli altri veicoli in sharing nel segmento di consumo “Noleggio mezzi di trasporto e sharing”. Ora bisogna avviare l’adeguamento delle infrastrutture, che rappresenta una condizione indispensabile per il sistema dei trasporti in generale ma, a maggior ragione, per lo sviluppo della mobilità condivisa incentivando queste nuove modalità. Un esempio concreto: con Assosharing abbiamo più volte proposto di allineare l’aliquota IVA al 10% come già avviene per il TPL in modo che gli operatori possano eventualmente riversare nuovi investimenti per tariffe più democratiche Il salto di qualità risiede nella capacità di disegnare una prospettiva lucida e pragmatica riguardo il percorso che si intende intraprendere con la mobilità condivisa. All’ottimismo della ragione serve accompagnare la programmazione degli intenti. L’intervento pubblico deve essere correttamente calibrato e indirizzato. Se, da un lato, il mondo privato e le amministrazioni pubbliche possono cooperare efficacemente per rendere effettiva una mobilità sostenibile tramite politiche che ne incentivino la domanda e ne indirizzino lo sviluppo, dall’altro si deve prestare attenzione all’imposizione di vincoli che si traducano in obblighi di servizio in assenza di compensazioni o incentivi anche economici come avviene per il Trasporto Pubblico Locale. Nel futuro si schiuderanno novità sempre più consistenti e impattanti. Con il Metaverso lo spostamento diventerà una esperienza personalizzata. Le persone svolgeranno altre attività durante gli spostamenti per godersi il tempo speso in movimento, ottimizzando drasticamente i tempi e costi. Gli spostamenti fisici nel futuro potrebbero essere pianificati solo per scopi precisi. La sharing mobility sarà parte di un sistema integrato di città. Le resistenze ideologiche che avvengono per ogni innovazione nella storia si riveleranno a breve – questo è l’auspicio – uno sbiadito ricordo.