Lo stilista ha firmato La Recharged: “Ho seguito una filosofia basata su qualità, sostenibilità e funzionalità”
La nostalgia verso le auto degli scorsi decenni è sempre più diffusa, tanto da aver creato una nicchia di mercato totalmente nuova: le restomod, ossia le vetture classiche con componenti e tecnologie moderne. Il nome ne evidenzia la natura: è una parola inglese, nata dalla crasi tra restore e modern. La prima significa restaurare, riportare in perfette condizioni un’automobile classica: pratica già molto diffusa in tutto il mondo. La differenza è fatta dalla seconda: un restomod è quindi un veicolo che viene restaurato ma non seguendo le precise indicazioni di fabbrica. Si punta a conservare le linee, il feeling e l’aspetto generale di un modello, portando avanti la tecnologia. Da qui prezzi notevoli, non inquadrabili perché troppo soggetti alle personalizzazioni: i 200-300mila euro non sono rari. Visto il mercato appetibile, ci sono restomod e restomod: alcuni giocano esclusivamente sulla riproposizione del vecchio modello, con l’iniezione di tecnologia necessaria, altri sono frutto di pensiero e stile. Del secondo gruppo fa sicuramente parte la Recharged by Paul Smith che Mini ha presentato nel corso dell’ultima Milano Design Week. Non è la prima volta che il brand inglese del Gruppo Bmw si diverte a reinventarsi con edizioni speciali caratterizzate da estetiche particolari e dedicate, avvalendosi della collaborazione di designer e stilisti di tutto il mondo. Il preferito è evidentemente Sir Paul Smith, grande stilista inglese che già nel 1998 venne chiamato a dare vita alla Mini Paul Smith Edition, edizione limitata a 1.800 unità della piccola nata dalla matita di Sir Alec Issigonis caratterizzata da livrea blu e interni minimal. Nella scorsa estate è stato il tempo della Mini Strip, concept car radicalmente ridotta e sostenibile che ha conquistato pubblico e critica allo IAA di Monaco. La Recharged by Paul Smith è una one off basata ancora una volta su un modello del 1998, reso ancora più essenziale in abitacolo e mosso da un motore elettrico. La carrozzeria mantiene la tinta blu, ripresa da una delle camicie preferite di Smith (non è uno scherzo, lo dice chiaramente) mentre la scatola della batteria verde lime richiama una palette di colori degli anni ’90. La carrozzeria non è stata modificata – tranne che per l’aggiunta del piccolo disegno stilizzato (in verde) dell’Inghilterra sistemato sulla griglia frontale – e ogni elemento tipico della Mini originale è al suo posto, a partire dalle dimensioni di quel tempo. “Quando ci si trasferisce nell’appartamento di una vecchia zia, per rispetto non si cambia tutto, ma lo si modernizza un po’,” ha commentato Smith, che nell’opera è stato ovviamente affiancato dal tedesco Oliver Heilmer, Head of Mini Design, In realtà, Sir Paul Smith non è andato così soft. L’ abitacolo è stato spogliato del superfluo (riprendendo quanto visto sulla Mini Strip presentata al Salone di Monaco 2021), mantenendo lo stretto indispensabile: sedili in tessuto, volante removibile (così anche gli automobilisti più corpulenti possono sedersi senza particolari acrobazie) e plancia dove sopravvive unicamente la classica strumentazione analogica, naturalmente sistemata al centro. Oltre ai materiali innovativi e che consentono di risparmiare le risorse, il design di Paul Smith lascia solo il tachimetro tra i vecchi strumenti: un magnete accanto al volante ospita lo smartphone che viene utilizzato come navigatore satellitare o riproduttore di musica, collegandolo via blutetooth agli altoparlanti. Siamo evidentemente di fronte a un belllissimo esercizio di stile, un restomod che vuole provocare senza un destino di produzione. Ma non importa. ”Abbiamo reso un’auto degli anni ’90 totalmente attuale, seguendo una filosofia basata su tre elementi: qualità, sostenibilità e funzionalità” spiega Sir Paul Smith. Che aggiunge: “Le idee non sono mai un problema, si possono trovare ovunque, la sfida è metterle in pratica. Qui ha funzionato: un sogno è diventato realtà”.