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Home Opinioni

Il mio mese elettrico tra croci e delizie

Guidare nel silenzio è divertente e rilassante finché non si ricarica. Trovare una colonnina libera e funzionante è una caccia al tesoro

by Umberto Zapelloni
12/07/2021
in Opinioni
Ricarica auto elettrica

Ricarica auto elettrica

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II mio mese con un’auto elettrica mi ha fatto venire voglia di lasciare per sempre il motore termico in garage. Ma la battaglia per le ricariche è stata così estenuante che credo ci vorrà molto tempo prima che mi convinca al grande salto verso le emissioni zero. Le auto elettriche sono dei gioiellini che ti affascinano. Ho provato un paio di 500 e, compresa quella con la terza porticina comoda per una giacca, una borsa, la spesa o il pupo per chi ce l’ha ancora sul seggiolino, una Opel Mokka verde anche nel vestito, ho assaggiato la Peugeot 208 sulle strade milanesi di Leonardo e la Volvo V40 sulle colline bolognesi. Una full immersion elettrica completata dalla e-bike che mi sono comprato lo scorso anno sfruttando il bonus.

Viaggiare con un’auto elettrica in città è un’esperienza gratificante. Lo scatto ad ogni ripartenza è bruciante, la sensazione di viaggiare in silenzio senza inquinare chi ti sta attorno è piacevole. Non fosse che dal silenzio che ti circonda possono apparirti monopattini scatenati come zanzare in una sera d’estate sarebbe davvero tutto perfetto. Perché lasciatemelo dire: una cosa è l’auto elettrica, una cosa è la bicicletta (magari usata sulle ciclabili e in strada e non sui marciapiedi), ma ai monopattini guidati senza regole e spesso anche senza testa, proprio non riesco ad abituarmi. Per fortuna adesso c’è che comincia ad organizzare dei corsi per educare la gente ad usarli. È il minimo, anche se basterebbe l’educazione almeno al momento dell’abbandono del mezzo noleggiato. 

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Quando sai che al massimo avrai bisogno dell’auto per 20/30 chilometri al giorno viaggi tranquillo, senza assilli da ricarica. Quelli ti assalgono se ti avventuri fuori città. Viaggio verso Bergamo, anzi all’uscita precedente, per un appuntamento. “Avete una ricarica per auto elettrica?”. “Sì l’abbiamo, ma non è vicinissima”. Il che vuol dire provare ad andare e venire senza ricaricare. Parto dall’80% perché la sera prima tutte le ricariche attorno a casa (ne ho sei di due fornitori differenti) erano occupate. Colpa mia che non ho prenotato. Imparerò. Il viaggio di ritorno in modalità Sherpa con aria condizionata a zero, radio disattivata e occhi sull’indicatore del range ancora a disposizione. C’è elettricità per molti più chilometri di quelli che devo percorrere, ma chissà perché subentra la paura di restare a secco. Al secondo e al terzo viaggio andrà meglio. È soltanto questione di fiducia, di abitudine, di esperienza. E comunque viaggiare in elettrico ti porta a pensare e guidare in modo differente. Pensi a come ricaricare dosando la frenata in modo intelligente, impari a guidare usando un pedale solo frenando, solo rilasciando l’acceleratore (ma occhio a quando passate da una modalità all’altra perché il “freno motore” cambia enormente), pensi che lanciarti in uno scatto bruciante al semaforo verde sarà anche divertente, ma non essendo in pista è anche assolutamente inutile. Le case auto in effetti ci hanno già pensato. C’è chi organizza corsi di guida per auto elettriche o ibride. E anche alle presentazioni dei nuovi modelli ormai si batte molto sull’argomento: cercate di far capire alla gente che queste auto vanno guidate in modo differente. “Frena poco e in modo graduale, lasciati portare dall’accelerazione progressiva, non abusare di riscaldamento o aria condizionata… “e via così. Presto avremo il decalogo del guidatore green. Anzi se cercate bene su Internet qualcosa di simile lo trovate già. Il problema, anche in una città come Milano (1100 i punti a disposizione secondo gli ultimi censimenti) , è la ricarica.

Fino a qualche anno fa quando mi capitava di usare un’auto elettrica, non avevo problemi a ricaricarla: le postazioni sotto casa erano sempre libere. Oggi non capita mai. C’è sempre qualcuno attaccato alla spina. E quando non c’è, capita di trovare un’auto termica ad occupare il posto. Però ho provato a chiamare i vigili: sono arrivati a multarla entro un’ora. Ma non a rimuoverla. Anche qui è tutta questione di educazione. Non necessariamente stradale. C’è poi la volta che la App segnala la postazione libera, ma arrivi e la trovi inutilizzabile. C’è la volta che la connessione non funziona e il servizio clienti, pur cortese senza neppure dichiararti giornalista, non ha la possibilità di aiutare. C’è la App che non riesce a interagire con la tua banca e allora devi fare l’abbonamento mensile. Quando arriveremo alla colonnina dove sarà possibile pagare semplicemente passando la carta di credito o lo smart watch? Semplificare le operazioni sarebbe già un bell’aiuto per chi sceglie di guidare green. Mentre armeggiavo con il cavo attorno a una colonnina in zona Porta Nuova si avvicina una nonnina accompagnata da una badante: “Sta ricaricando l’auto elettrica?”. “È facile?”. “ Sa’l custa?”. Bello vedere tanto interesse anche da parte di chi da anni non guida più. C’è tanta curiosità e la domanda più gettonata è sempre l’ultima: quanto costa un pieno? Una domanda che resta sempre in secondo piano quando stai cercando una ricarica. Ci sono momenti in cui pagheresti qualsiasi cifra pur di poter attaccare la spina. Poi arrivano i giorni della grande calura, quelli in cui Milano colleziona un blackout dietro l’altro ed è costretta pure a far saltare il Consiglio Comunale per mancanza di elettricità. Se a spegnere Milano bastano i condizionatori, vi immaginate che cosa potrebbe succedere se tutte le auto in circolazione dovessero attaccarsi a una spina?

Il futuro va certamente in quella direzione, ma l’impressione è che se le case automobilistiche sono già pronte, tutto il resto deve darsi una mossa. Perché guidare elettrico è bello, ma non deve essere complicato.

Tags: 500Auto elettricheOpel MokkaPeugeot 208Rete di ricaricaVolvo V40

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