“Dopo la pandemia vivremo in un mondo migliore”, si diceva molto retoricamente nei giorni del primo duro lockdown.
Nel campo dei trasporti, a pandemia non ancora conclusa, possiamo dire che a Milano non vediamo proprio segni di miglioramento. Anzi si è fatto e si sta facendo di tutto per ostacolare il diritto dei cittadini a una mobilità efficiente, sicura e rispettosa dell’ambiente. Buona parte della vita quotidiana e del successo della nostra città era ed è riconducibile agli spostamenti: dei suoi residenti e soprattutto dei city users, provenienti per lo meno da una vasta area metropolitana che corrisponde ai confini regionali e anche oltre.
Ebbene Milano, centro capace di attrarre attività e iniziative, per colpa di sciagurate decisioni, si sta chiudendo su se stessa. Mentre la pianificazione dei sistemi di trasporto richiede una visione ampia, di vasta area, si stanno approvando provvedimenti e atti di pianificazione che, nel migliore dei casi, non alzano lo sguardo oltre la cerchia dei Bastioni.
Da anni, noi dell’Automobile Club Milano insieme ai nostri esperti, professori e tecnici di illuminata esperienza universitaria, recitiamo che i problemi del traffico a Milano si risolvono agendo sul sistema ferroviario regionale e sulle linee metropolitane, aumentando l’offerta di trasporto pubblico, favorendo l’intermodalità anche grazie a sempre più capienti parcheggi di corrispondenza, liberando le strade (per renderle più fluide e per abbellire il paesaggio), sistemando in nuovi impianti le auto dei residenti. Niente di tutto ciò sta avvenendo.
Si prende a pretesto l’emergenza ambientale (quando, fra l’altro, l’eccezionale indesiderato esperimento del lockdown ha dimostrato che le auto sono solo una componente dell’inquinamento – e nemmeno la più colpevole – e non la responsabile), inseguendo i limiti di qualità dell’aria fissati dall’OMS assolutamente irraggiungibili rispetto a quelli europei e regionali, per mortificare e voler eccessivamente penalizzare la mobilità privata.
Sappiamo bene che molte grandi città estere perseguono la riduzione del numero delle auto private e pongono argini di ogni tipo agli ingressi in città ai veicoli: ma questo avviene solo, in seguito o in contemporanea, ad imponenti interventi infrastrutturali che mantengono alti o addirittura aumentano i livelli di mobilità.
Cosa vediamo e cosa si prospetta a Milano? Improbabili ed improvvisate piste ciclabili dipinte sulla sede stradale, che riducono pericolosamente la sede stradale (originando anche un aumento di ingorghi ed emissioni inquinanti) già causa di un aumento preoccupante dell’incidentalità urbana, con velocipedi e monopattini che sfrecciano con poche regole mal rispettate. Oppure, in un orizzonte anche vicino, una circolazione riservata solo alle auto elettriche, ovvero a vantaggio di un numero esiguo di cittadini abbienti in grado di potersi permettere un mezzo ancora molto costoso e un box in grado di consentire la ricarica.
È questa la Milano che vogliamo? Una Milano che erige una serie di steccati, anche sociali, per impedire l’accesso a chi proviene da oltre la sua zona centrale, anche se questi contribuiscono alla sua vitalità e alla sua ricchezza? È tempo che il Sindaco si ricordi che è anche Sindaco delle periferie e della Città metropolitana e che Milano è “grande” soprattutto perché ha sempre accolto tutti facendo muovere persone e merci con facilità. Presidente Automobile Club Milano DI GERONIMO LA RUSSA